Re: Re:
Hialeah601, 07/07/2010 11.43:
L'unica cosa che mi viene in mente con gli attori d'oggi,sarebbe un kolossal drammatico-spaghetti-western stile romantico "il mio nome è nessuno" e "c'era una volta il west",con una regia che prende spunto da Leone,e due attori che si ritrovano anziani a veder scorrere il tempo che passa e la frontiera del west oramai verso il tramonto.
Anche se ci sarebbe forse bisogno di un giovane o una giovane per completare il cast...
l'idea di un western con loro nei panni di due vecchi veterani del west era venuta anche a me tempo fa, però me li immaginavo mentre istruivano insieme un giovanotto (un po' alla maniera di E poi lo chiamarono il magnifico). l'unica cosa è che un film di sto tipo non potrebbe mai essere un kolossal di sti tempo, nemmeno negli USA dove bravissimi registi esperti del genere western come Walter Hill o Simon Wincer sono relegati alle produzioni televisive...
per quanto riguarda Il corsaro nero, forse ha il solo difetto di essere un film molto di serie B, come si usava all'epoca in Italia coi film di genere, e quindi pur essendo gradevole è destinato a finire nel dimenticatoio se non fosse per la presenza di loro due.
ho una sorpresina per voi, ecco qua l'estratto del recente libro su Colizzi dove l'autore parla del film sui pirati:
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Noi pirati - Jolly Roger
L’infaticabile passione del nostro autore lo porta ad annunciare un film sulla pirateria appena dopo l’uscita nelle sale di Arrivano Joe e Margherito (che secondo me è una sorta di “rodaggio” per affrontare al meglio le scene marinaresche tipiche e inevitabili in un storia di corsari).
In realtà il film sui bucanieri era un sogno che Colizzi accarezzava già da molto tempo: sin dai tempi di Più forte ragazzi! il regista parlava di "Noi pirati".
Se nell’articolo de Il Messaggero il regista manteneva un atteggiamento più distaccato, nell’intervista di Cinema D’oggi traspariva invece il suo animo sognatore, entusiasta delle ricerche che aveva compiuto per affrontare questo nuovo progetto nella maniera più documentata possibile, senza - ovviamente - tralasciare il lato spettacolare. Sempre sulla stessa rivista si può leggere dell’attesa per questo nuovo progetto di Colizzi, che sembra sempre aspettare qualcosa, esitando a partire.
In realtà il Nostro aveva pensato questo film per i suoi due attori preferiti, Bud Spencer e Terence Hill. E se il primo accettò, il secondo ebbe qualche titubanza. Probabilmente Colizzi decise di accantonare il progetto in attesa di averli entrambi a disposizione.
Qualche appunto sulla sceneggiatura
Topo: “Stà più in la! Si direbbe che hai paura...”
Occhibelli: “Se proprio vuoi saperlo io ce l’ho, la paura!”
Topo: “Che ti sei imbarcato a fare allora?”
Occhibelli: “Per vincerla!”.
NOI PIRATI, 28 giugno 1975
Si tratta di una storia corale con due protagonisti che spiccano: Capitan Disgrazia e Strarnuto. Il primo (svelto, furbo, bello e descritto con “una luce allegra negli occhi che non lo abbandona mai”) è chiaramente pensato per Terence Hill; Starnuto invece (forte, burbero e non troppo furbo) fa subito venire in mente Bud Spencer. I comprimari della storia sono i pirati Occhiodibue, Buconero ed il samurai Buchiro. Secondo Terence Hill, anche Eli Wallach aveva una parte nel film. I “cattivi” della vicenda sono rappresentati dalla nobiltà, quindi ancora una volta Colizzi sceglie di mettere i nostri eroi dalla parte dei più deboli. La sceneggiatura (circa 300 pagine) impiega un po’ di tempo per introdurre i personaggi, ma poi si rivela davvero straordinaria: azione, intrighi, ironia, scene marinaresche e tanto divertimento per come l’autore sa usare e dosare la potenzialità della coppia all’interno della vicenda, perché è impossibile non pensare a Bud e Terence leggendo certi dialoghi fra Capitan Disgrazia e Starnuto. Lo stile di scrittura è coinvolgente e raffinato, ricco di aggettivi e descrizioni accuratissime per quanto riguarda le scene con la nave dei pirati; il ritmo dei dialoghi, la storia (divertente ma costellata da vere e proprie scene madri: una nave che affonda, duelli, etc. etc.) riportano al capolavoro I Quattro dell’Ave Maria. Tra le scene più originali una caccia alla volpe organizzata dai nobili... ma con la variante di usare i prigionieri al posto delle volpi! Per la maniera epica e fumettistica in cui sono descritti, anche i duelli del samurai Buchiro sono molto interessanti. Ovviamente la storia si conclude con una rissa finale, ma sempre restando nel terreno dell’avventura e dell’ironia: non ci sono scene farsesche. Ribadisco ancora una volta che la coppia è argilla che Colizzi sa modellare a suo piacimento: l’unico autore in grado, ogni volta, di cucire addosso a loro i vestiti perfetti dei protagonisti. Ho la sensazione che il film avrebbe potuto essere un capolavoro. Peccato.