Rockpolitik: Scoppiano le polemiche..celentano giù duro su berlusconi
Vergogna: faccia una puntata "riparatoria"» Del
Noce: «Programma politico e orientato». «Santoro, intervento patetico e populista». E c'è chi chiede già le dimissioni di Meocci
e frasi di Adriano Celentano a «RockPolitik» sulla maggioranza di governo, Silvio Berlusconi, i partiti del centrodestra, il sindaco di Milano (Fi) Gabriele Albertini, condite poi dall'intervento di Michele Santoro, hanno subito scatenato le reazioni della maggioranza che chiede «la par condicio» e una «puntata riparatoria», oltre alle dimissioni del direttore generale della Rai Alfredo Meocci.
DEL NOCE: «PROGRAMMA POLITICO» - «Credo che tutti abbiano capito perché Celentano rifiutasse qualsiasi forma di controllo editoriale», ha commentato il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. «Non è intrattenimento, ma un programma politico e politicamente orientato. Sono sempre più convinto di aver fatto bene a fare ciò che ho fatto», cioè di autosospendersi.
Il direttore di Rai 1 Del Noce (a sinistra) e il direttore generale della Rai Meocci (Ap)
«SANTORO POPULISTA E DEMAGOGICO» - «Lo spazio politico e culturale che occupava Santoro non è mai scomparso dalla tv, sono cambiati i protagonisti». Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia alla commissione di Vigilanza Rai, Giorgio Lainati. «Invece di Santoro ci sono altri giornalisti che curano l'area politica di sinistra. C'è stato un proclama intriso di populismo e demagogia. Sono dispiaciuto che una persona come Celentano sia stata indotta in errore citando una statistica di un'associazione dichiaratamente di sinistra (Freedom House, ndr) che non vive la realtà dell'informazione italiana. Il mio partito è stato sette anni all'opposizione e non posso accettare che venga dipinto come una forza reazionaria e illiberale».
AN: «PATETICO»- «Santoro è apparso per certi versi un po' patetico», è stata l'opinione del capogruppo di An presso la commissione di Vigilanza Rai, Alessio Butti. «Soprattutto quando si è rivolto alle figlie. Un buon sociologo gli consiglierebbe di usare altri mezzi per comunicare con loro che non siano gli schermi della Rai».
«Santoro a recitare la parte del povero epurato, del martire della libertà d'espressione nell'era del tiranno di Arcore e dei suoi 'editti bulgari': niente di nuovo stasera da Celentano», ha detto il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di An e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai. «Che delusione vederlo sposare e avallare la politicizzazione manichea e il conformismo radical-chic».
«PUNTATA RIPARATORIA» - «Chiediamo a Celentano di ripristinare la par condicio e il pluralismo nella prossima puntata di Rockpolitik, che deve essere riparatoria», ha chiesto Bonatesta. «Il direttore generale della Rai Meocci farebbe bene ad andarsene a casa. Della vergognosa santoreide celentanesca si deve occupare la commissione di vigilanza, anche prendendo visione del contratto che dà carta bianca all'imbonitore a nove zeri di lire appaltandogli gli schermi dell'ammiraglia del servizio pubblico radiotelevisivo pagato dagli italiani».
GENTILONI: «ERA EMOZIONATO» - «Mi ha fatto piacere rivedere Santoro in televisione», ha invece detto Paolo Gentiloni, presidente della commissione di Vigilanza Rai. «Forse era anche un po' emozionato. La sua presenza per lui è stata una vittoria. Celentano sta facendo vedere un programma di qualità e la partecipazione di Santoro si è inserita bene. Non mi pare che questo provochi crolli o disastri come qualcuno pensava. È semplicemente un discorso sulla libertà d'informazione, uno dei valori della nostra Costituzione».
CAPEZZONE: «ESEMPIO DI PERONISMO» - Secondo il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, «abbiamo avuto un esempio di nuovo peronismo, di demagogia post-politica e post-democratica. A nessun esponente democraticamente eletto dai cittadini, e perciò responsabile dinanzi a loro, viene concesso di potersi rivolgere senza contraddittorio a 8-9 milioni di spettatori in modo diretto».
RIZZO NERVO: «GRAZIE A CELENTANO» - «Voglio ringraziare Celentano: 'Rockpolitik' è stato finora la migliore dimostrazione che la Rai è tornata a essere uno spazio di libertà». È l'opinione del consigliere Rai Nino Rizzo Nervo (Margherita). «Celentano non ha fatto altro che il cronista di quanto è avvenuto in questi anni nel nostro Paese. Ha ristabilito spazi di libertà che prima erano stati chiusi».
21 ottobre 2005
Libertà, spettacolo e Santoro
E' la 'Rockpolitik' di Celentano
Ieri sera su Raiuno la prima delle quattro puntate. Il direttore Del Noce critica l’impostazione del programma
*MOMENTO CLOU Michele Santoro, invitato in spregio al famoso diktat bulgaro di Berlusconi del 2002, annuncia il suo ritorno in tv: 'Q uelli che hanno lavorato con me si preparino: sto per tornare'
*FRECCIATE Chiama in causa Fabrizio Del Noce: 'Chi si sospende è lento, però se lo fa per finta è rock'.
*IRRESISTIBILE Politica a parte, Celentano come sempre ha dato il meglio di sé non tanto come cantante quanto come comico, perché la sua vena surreale è degna del miglior Jannacci. Irresistibile il suo monologo in cui ha diviso il mondo tra 'lento' e 'rock'
BRUGHERIO (Milano) 21 ottobre 2005 — «Attenzione: questo programma va ascoltato ad alto volume». Avvertenza inutile. Chi era sintonizzato su Raiuno, ieri sera, non aveva bisogno di alzare il volume, visto che già stava trattenendo il respiro in attesa del terzo o quarto grande ritorno di Celentano. Ha però dovuto farsi largo attraverso un monologo pressoché incomprensibile dell'affascinante Gerard Depardieu per arrivare al vero clou della serata: Michele Santoro, invitato in spregio al famoso diktat bulgaro di Berlusconi del 2002.
C'erano tre tavoli e tre sedie vuote. Dopo aver dato conto del forfait di Enzo Biagi, Beppe Grillo e Daniele Luttazzi, Celentano si è rivolto drammaticamente all'ex conduttore di «Samarcanda»: «Vorrei darti questo microfono». Santoro, l'unico epurato col marchio di qualità, è stato all'altezza della situazione: «Questo è il tuo microfono, io voglio il mio. Fino a quando non avrò il mio microfono non tornerò quello che ero». Poi Adriano gli ha ceduto la scena, libertà completa.
In platea, il direttore generale della Rai ha avuto un mancamento. Suspense. Santoro ha declamato: «Volevo dire una cosa a quelli che hanno lavorato con me. Sto per tornare: si preparino». Secondo messaggio: «Volevo dire una cosa alle mie figlie: mi sono sempre comportato con onestà e correttezza». Forse Santoro si è sbagliato di programma: invece che a «Rockpolitik» pensava di essere a «C'è posta pe te».
Gran finale alla Ciampi (Azeglio): «Viva la fratellanza, viva l'uguaglianza, viva la cultura, viva la libertà». Difficile che qualcuno, da Bonatesta al candidato mascherato dei Disobbedienti, passando per Buttiglione, potesse essere in disaccordo. Chi si aspettava dichiarazioni degne di Katrina l'uragano — evocato da un caustico Maurizio Crozza nell’imitazione del presidente americano Bush — è andato deluso. Santoro sta davvero per tornare in tv, e si vede.
Politica a parte, Celentano come sempre ha dato il meglio di sé non tanto come cantante quanto come comico, perché la sua vena surreale è degna del miglior Jannacci. Irresistibile il suo monologo in cui ha diviso il mondo tra «lento» e «rock». Qualche esempio: «Il doppiopetto è lento, i jeans sono rock», «Zeman è rock, Moggi è lento», «Paperino è rock, Topolino è lento», «Il silicone è lento, quelle vere sono rock», per finire con una frecciatina a Fabrizio Del Noce: «Chi si sospende è lento, però se lo fa per finta è rock».
Frecciatina che è tornata subito dopo, al momento del monologo, quando, incrociando il direttore generale della Rai Alfredo Meocci, gli ha detto: «La bellezza di Del Noce è questa: che non si sa se fa finta o no». Il direttore di Raiuno ha commentato piccato: «Non è un programma di intrattenimento, ma un programma fondamentalmente politico, e anche politicamente orientato. Sono sempre più convinto di aver fatto bene a fare ciò che ho fatto».
Prima, nel pomeriggio, per gli studi di Brugherio era sfilato lo stato maggiore della Rai. A cominciare dall'esuberante direttore generale Alfredo Meocci, che invitava i presenti a considerare «Rockpolitik» nient'altro che uno spettacolo televisivo. «Sono un ragazzo della via Gluck e sono qui, cosa posso dire? Sono felice. Dobbiamo rilassarci e divertirci, e magari rilassandoci parlare di qualcosa di importante, come sa fare Celentano».
Fabrizio Del Noce aveva detto: non vengo e mi autosospendo. Infatti ieri è venuto e non si è sospeso. «Sono venuto per fairplay, per fare gli auguri a Celentano. E' stato scritto in modo sbagliato che mi ero autosospeso (l'aveva detto lui, ndr), in realtà l'ha spiegato bene l'ufficio legale della Rai: di tutto quello che accadrà io non sono responsabile».
Preoccupato? «Zero. Vedrò la trasmissione in albergo».
Santoro si è dimesso per venire qui, che ne pensa? «Chiedetelo a lui e soprattutto ai suoi elettori: forse si sono sentiti presi in giro». Domanda prontamente girata a Santoro che gli ha risposto indirettamente: «Io i miei elettori li conosco, ne ho incontrati personalmente più di duecentomila. E ogni volta mi chiedevano: quando torni in tv? Senza contare che la storia delle elezioni italiane è piena di candidati di bandiera: penso per esempio a Valpreda. Ma io al Parlameno europeo cosa potevo fare per la libertà di espressione in Italia? Niente. Praticamente le mie dimissioni le avevo annunciate già sei mesi fa, subito dopo aver vinto la causa contro la Rai. Certo, sarebbe stato meglio venire tutti e tre: io, Luttazzi e Biagi. Ma quando ho visto che ognuno decideva per sé, io ho scelto di venire». Il resto lo sappiamo.
di Piero Degli Antoni
Celentano e Santoro, un rock che travolge la censura - di Alessandra Vitali
Prima il mondo secondo Adriano, diviso fra chi è "lento" e chi è "rock", una lista di chi o cosa appartiene alla prima categoria (il lotto, Moggi, la minestrina, Topolino, la formica) o alla seconda (i jeans, Cassano, la cicala e Valentino Rossi, il sesso e le polpette, e in chiusura di trasmissione pure il Papa). Poi Gerard Depardieu che recita Aspettando i barbari di Kavafis. Quindi una "visita guidata" attraverso i vizi della libertà d'espressione (alla quale è dedicata la puntata): i volti di Biagi, Grillo e Luttazzi, le ragioni per cui hanno declinato l'invito allo show, la classifica della libertà di stampa nel mondo, le parole di Fabrizio Del Noce e la sua intenzione di sospendersi per non aver potuto verificare i contenuti dello show.
E poi l'intervento di Santoro, che chiude inneggiando alla fratellanza, all'eguaglianza, alla cultura, alla libertà. Inizia così, su RaiUno, Rockpolitik, il programma più atteso, chiacchierato, blindato, bersagliato dalle polemiche.
Spettacolo e politica. Celentano se la ride e se la canta, occhiali scuri, vestito Armani, pantalone grigio, camicia stampata, stivaletti d'ordinanza, beige. Si muove fra il ponte di Brooklyn e le pagode cinesi, atmosfere apocalittiche e nuvole in corsa (le scenografie di Gaetano Castelli), illuminato dai fari di un elicottero virtuale.
Un po' di rock'n'roll, poi il siparietto con un autoironico Depardieu: "In questo momento i francesi non mi amano molto, dicono che mi ubriaco, faccio colpi di testa". E Celentano: "Me lo hanno detto. Quando ho chiesto se era arrivato Depardieu, mi hanno risposto di sì ma di stare attento perché tra un po' si ubriaca...".
Prima di Santoro, un promemoria. Adriano ricorda: "Tutto è cominciato il 18 aprile del 2002", in onda le immagini di Silvio Berlusconi in Bulgaria che parla di "uso criminoso" della tv. Poi, la classifica della "Freedom of the Press 2005", la libertà di stampa, Italia al 77esimo posto, "fra Bulgaria e Mongolia", dice Celentano. Ancora: una foto di Del Noce, già citato, fra l'altro, da Celentano, quando ha diviso il mondo in chi è "lento" e chi è "rock": "Chi si sospende, è lento. Ma se è una finta, è rock".
Un microfono per Santoro. "Hanno tutti paura delle parole - afferma il cantante-conduttore - oggi si possono dire solo cose che non danno fastidio a nessuno". Entra Santoro, applauso del pubblico. "La destra - dice Celentano - ti accusa di aver fatto un uso criminoso della tv, la sinistra dice che le hai fatto perdere le elezioni". Poi, con enfasi: "Vorrei darti questo microfono".
Santoro lo ringrazia due volte: "Perché hai affermato un principio sacro, la libertà d'espressione. E perché hai ricordato questa vicenda, Biagi, considerato da tutti gli italiani il più auterevole dei giornalisti, per molto tempo una colonna della Rai, e Daniele, talento straordinario. Questa roba però appartene al passato, abbiamo fatto quel che consigliava Montanelli, abbiamo preso la medicina. Ora stiamo andando verso un futuro diverso".
Il giornalista ribadisce il desiderio di tornare a un programma tutto suo, "questo non è il mio microfono... Io voglio quello che hai tu - dice a Celentano - entrare in uno studio e decidere cosa raccontare, quello è il mio microfono, fino a quando non lo avrò, non mi sentirò la persona che penso di essere".
"Questo è il momento più atteso della trasmissione - sostiene Celentano - tu hai fatto un gesto importante, hai dato le dimissioni, so che sei andato al Parlamento europeo proprio per fare questa battaglia". Santoro si rivolge ai suoi ex collaboratori, "a causa mia avete passato un sacco di guai, ma adesso torno, e vado fino in fondo, preparatevi a lavorare".
Poi, alle figlie: "Ho fatto un sacco di errori nella mia vita, ma credo di aver agito sempre con correttezza, di aver raccontato con onestà il mondo che vedevo intorno a me. Infine, "una cosa al pubblico: viva la fratellanza, viva l'eguaglianza, viva la cultura, e viva la libertà".
Crozza attacca il centrosinistra. E Bush. A ripristinare, ironicamente, la par condicio, ci pensa Maurizio Crozza, con una canzone in stile Gipsy King dal titolo Zapatero e Zapatera, dedicata a Sabina Guzzanti (che ha diretto il film Viva Zapatero!). Nel brano, battute come "Bertinotti fa spese in via Condotti", "Prodi bofonchia e pare un prelato", "Ho sognato Che Guevara e c'è Bordon".
Poi, però, più tardi ricompare nelle vesti di un Bush spaccone, codardo e insipiente: "Quando mi hanno detto che Katrina aveva rotto le acque, volevo mandarle dei fiori", "A New Orleans ci sono andato con gli anfibi che mi aveva appena regalato Berlusconi, ancora freschi di saliva".
L'intervento di Meocci. Da registrare un intervento a sorpresa del direttore generale della Rai, Alfredo Meocci, in platea. Celentano gli dà il microfono: "Vengo dalla provincia, sono un uomo libero, come eravamo ai tempi della via Gluck. Diamocene atto: un pochino, stasera, nella graduatoria della libertà siamo cresciuti. Hai attaccato il capo di RaiUno su RaiUno, più liberi di così...". "Del Noce - chiede il Molleggiato - è finto o vero?". "Noi riflettiamo - risponde Meocci - la parola è lenta, il silenzio è rock". "Tutto sommato - dirà poi Adriano - la Rai è rock, certo un po' sofferto, però siamo qui, forse a Mediaset non si potrà mai fare e quindi sono contento".
da
www.repubblica.it
Celentano show: «Hanno paura delle parole»
di Maria Novella Oppo
Dopo tutto, Celentano è andato in onda come ha voluto. Segno che, se uno ci prova, ci può riuscire, perfino a riportare Santoro in Rai. Appena arrivato in scena, ha cantato («se a volte mi estraneo è perché non approvo») e ha spiegato così tutto quello che c'era da spiegare. La gioia di esserci e la noia di aver dovuto attraversare un mare di mediocrità, che, per inciso, è un mare berlusconiano. Poi Adriano ha cominciato a distinguere quello che è lento e quello che è rock. Zeman è rock, Moggi è lento. L'odio è lento, il bacio è come un rock. Lo zoo è lento, la foresta è rock. Il sesso è rock, il sasso è lento.
E il primo passo politico lo fa Gerard Depardieu, con l'annuncio clamoroso: «Oggi arrivano i barbari. Che fa il Senato?». Che alluda alla devolution? Ma no, è una poesia di Kavafis letta effettivamente con una pronuncia barbara. Più corretta la lettura dei messaggi di Biagi, Grillo e Luttazzi, che non hanno potuto partecipare. E infatti ci sono i loro posti vuoti e c'è Santoro che, per esserci, ha dovuto dimettersi da deputato europeo. Ma c'è anche Berlusconi, ripreso nel momento del suo editto bulgaro, che ha fatto collocare l'Italia da «Freedom of the press» al 78° posto, tra Bulgaria e Mongolia nella classifica della libertà di espressione.
«Hanno tutti paura della parole - commenta Celentano - oggi si possono dire soltanto cose che non danno fastidio a nessuno. Ormai si possono dire solo cose che fanno vincere le elezioni». Ed entra Santoro, tra applausi trionfali del pubblico in sala, che deve essere tutto composto da comunisti brianzoli scalmanati. Celentano riconsegna il microfono a Santoro. Per dire finalmente la sua, inneggiando alla fratellanza, alla uguaglianza, alla cultura e alla libertà. «Grazie Adriano, ma io voglio il mio microfono, il mio lavoro: finché non lo avrò non sarò tornato a essere quello che ero». Poi si è rivolto alle figlie («Ho sempre agito con onestà») e ai collaboratori: «Preparatevi a tornare a lavorare».
Ecco le parole scandalose che non si potevano far circolare in anticipo. L'unica cosa che sapevamo, infatti, di «Rockpolitik», era che Adriano avrebbe cantato in apertura la canzone «C'è sempre un motivo». Per il resto, tutto quello che era stato anticipato poteva essere completamente privo di fondamento. A parte la presenza di Maurizio Crozza (con una formidabile versione dei Gipsy King «Zapatero, Zapatera», in cui ha preso in giro tutto il centrosinistra, per poi entrare in scena in gommone stelle e strisce nei panni di Bush), della bellissima Luisa Ranieri e di Antonio Cornacchione in gramaglie per i dolori del povero Silvio (che oggi ne avrà uno in più). Il comico ha consegnato al Molleggiato una tessera onoraria di Forza Italia: «Così puoi avere sconti di pena in tutta Italia...». Adriano, però, ha chiarito che «io non tifo nè per Prodi nè per Berlusconi». Per poi lanciare una stoccata agli immobiliaristi: «Dove passano loro non cresce più l’erba».
Poi, ovviamente Ligabue e Negrita, ma soprattutto Celentano col suo rock e il suo temuto e misterioso monologo. Pause comprese. E battute di ciglia. E gambe che poi tanto molleggiate forse non sono più. Senza per questo rinunciare a dire la sua al solito modo clamoroso e insieme lapalissiano. Adriano odia la guerra, la povertà e la sofferenza, più o meno come tutti. Solo che lui lo dice come se lo scoprisse in quel momento e ne provasse un enorme dolore. Poi sorride e improvvisamente canta. A qualcuno sembra furbo il suo cattolicesimo rurale, a qualcun altro il suo trescare con il potere (e magari con il prepotere), per poi cambiare le carte in tavola e procurarsi nuovi e potenti nemici. Non è furbo: è il solito incredibile Celentano e basta. Che, sulle note di «Ancora vivo» («Non si gioca coi sentimenti, non ho giocato mai») fa scorrere le immagini trash dei reality e di alcuni talk show, da «L’Isola dei famosi» a «La Talpa». Una vera sorpresa, in attesa della messa in onda, è il direttore generale Alfredo Meocci. Sorridente e a suo agio nello studio avveniristico, dice: «È tutto tranquillo. Del resto si può, divertendosi e rilassandoci, dire anche qualcosa di importante…».
L'immensa scenografia i cui costi si favoleggiano, ma non si vogliono certificare, è di Gaetano Castelli che firma anche gli scenari kitsch e floreali di Sanremo. Ma qui ha dimostrato quello che sa fare quando segue le indicazioni di un artista e di autori (Freccero, Cerami, Cugia, Caverzan e Scrosati) che sanno quello che vogliono. E lo ottengono
TV: CELENTANO, PER SANTORO 15 MILIONI DI SPETTATORI
Roma, 21 ott. (Adnkronos) - Record di 15 milioni di spettatori per la partecipazione ieri di Michele Santoro al programma ''Rockpolitik'' di Adriano Celentano. La parte che ha visto il ritorno in televisione del dimissionario europarlamentare e' stata seguita da 14.977.000 spettatori con il 49,84% di share. Un risultato di proporzioni gigantesche se si pensa alla riduzione del bacino di telespettatori avvenuta negli ultimi anni per le tv generaliste italiane.
CELENTANO, LIBERTA' DI ESPRESSIONE ED ECOLOGIA A 'ROCKPOLITIK'
»TV: ASCOLTI; OLTRE 11 MILIONI E MEZZO PER CELENTANO
ROMA - Un appello alla libertà di espressione, anche attraverso il microfono 'offerto' a Michele Santoro e un lungo monologo (più confuso che 'post-politico') dedicato alla distruzione dell'ambiente e al sogno di poter abbattere le brutture: la prima puntata di 'Rockpolitik' è stata dominata da questi due elementi e se il direttore generale Alfredo Meocci si compiace che si sia fatto un passo avanti nella classifica sulla libertà di espressione, il direttore di Raiuno Del Noce conferma: "E' un programma politico, ho fatto bene a fare quello che ho fatto". Un inizio no global, con riferimenti ai poveri del mondo che non vengono ascoltati dall'Occidente ricco, Depardieu che legge il poeta Kavafis ("come faremo senza barbari?"), immagini minacciose, rumore di elicotteri e poi l'elenco di ciò che è rock e ciò che non lo è (alla fine la rivelazione definitiva: "il papa è rock"). Poi Celentano passa ad uno dei due argomenti caldi: la libertà di espressione.
Ricorda l'editto di Sofia di Berlusconi contro Biagi, Santoro e Luttazzi (e lo fa rivedere e riascoltare) poi offre il microfono ad un emozionato Michele Santoro che grida "viva la fratellanza e la libertà" e rivendica: "Grazie, Adriano, di avermi dato un microfono. Ma io voglio il mio microfono, quello che hai tu. Voglio entrare in studio, vedere le musiche, le scenografie, le luci, decidere cosa raccontare e come raccontarlo. Finché non lo avrò, non sarò tornato ad essere quello che ero, la persona che penso di dover essere".
Celentano canta le sue canzoni, duetta con Ligabue, utilizza in realtà poco l'enorme studio che richiama una metropoli contemporanea, dà uno spazio piccolissimo a Luisa Ranieri ma dedica circa mezz'ora ad un monologo tutto centrato sull'idea che "la cultura non nasce dai libri ma da come mettiamo un mattone" e che sindaci di destra e di sinistra (compreso Albertini) sono accomunati dall'aver permesso di costruire palazzi di cemento, "mostri spaventosi che alimentano lo stress dove il minimo è l'esaurimento nervoso".
Tutti i politici per Adriano sono colpevoli di aver "orrendamente sfregiato la cultura". "Sinistra e destra - dice l' ex Molleggiato - tutti dicono che vogliono un cambiamento radicale, beh, è questo, un mondo più bello. Direte che è utopistico, ma intanto stiamo andando verso la rovina e i ghiacciai si sciolgono". Per questo lui non farà "il tifo per Prodi o Berlusconi ma per chi dei due si avvicini a questo sogno: dovrebbe essere facile, ci vuole pizzico di coraggio per abbattere le cose brutte".
Insomma, è l' Adriano della via Gluck tornato prepotentemente a fare dell'ecologia, della libertà e dell'autenticità (con tanto di elogio dei bambini che "non sono ipocriti né arrivisti perché sono migliori degli adulti, non nascondono niente, sono come li vedi candidi, sinceri") la sua bandiera politica. E quindi ce ne è anche per quegli immobiliaristi che hanno dominato la scena mediatica negli ultimi mesi: "gli immobiliaristi - dice -, la parola già naturalmente non è simpatica: sono quelle bestie ricche, bestie ma che non puzzano, anzi sono profumati però dove passano loro non cresce più l' erba, avvelenano l' aria e rubano spazi alla gente".
Il resto, dalle canzoni come 'Azzurro' e 'L'arcobalenò, a Cornacchione vestito come Berlusconi a Maurizio Crozza-Gipsy King che dedica "a Sabina" (Guzzanti) la sua 'Zapatero, Zapatera' e poi arriva su un gommone nei panni di Bush sono poco più che comparse. Così come i famigerati filmati (su Kennedy, il Vietnam, la bomba atomica, i bambini storpiati dalle bombe ecc), Luisa Ranieri (primo intervento solo alle 23), con cui Adriano dialoga sul tema della democrazia ("se ci fosse stato Mussolini avrebbe comprati le televisioni") e le immagini della tv trash (l'Isola ma anche Porta a porta) che interrompono la canzone 'Ancora vivo'. Il direttore generale della Rai è sembrato contento, il presidente della camera Casini ha fatto gli auguri, Del Noce ha praticamente confermato la sua autosospensione: per sapere cosa ne hanno pensato gli spettatori bisogna aspettare l'Auditel.
LANDOLFI, MACCHE' 'ROCKPOLITIK', E' 'ROCK-CIOFECA'
"Una rock-ciofeca": la definizione, a caldo, è del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi. "Ho visto un Celentano lento e strumentalizzato: sono contento di aver deciso di non aumentare il canone della Rai".
MEOCCI, CRITICA ECCESSIVA A DEL NOCE
"Tutto secondo le previsioni ma c'é stata una critica eccessiva a Del Noce che non può diventare un bersaglio". E' quanto ha detto il direttore generale della Rai Alfredo Meocci al termine di Rockpolitik. Per quanto riguarda l'intervento di Michele Santoro, il suo auspicio di tornare presto in televisione "é un ragionamento che va fatto in un'altra sede, a viale Mazzini". Dal punto di vista dello spettacolo, pur giudicandolo buono, Meocci l'ha trovato "a tratti un po' lento. Comunque Adriano è un grande istrione".
DEL NOCE, AVEVO RAGIONE E' PROGRAMMA POLITICO
"Credo che tutti abbiano capito perché Celentano rifiutasse qualsiasi forma di controllo editoriale". Lo ha detto il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, che ha seguito il programma in tv in un albergo nelle vicinanze di Brugherio, dove si svolge Rockpolitik, dopo essere comunque andato a salutare Celentano per "fair play".
CURZI, GRANDISSIMO ESEMPIO DI TV POPOLARE
"Spero e credo che gli ascolti confermeranno la bontà della decisione della Rai-Tv di investire su Celentano e di dargli piena autonomia autorale. Ma era chiarissimo, mentre ancora andava in onda 'Rockpolitik', che siamo riusciti a dare al pubblico uno dei più grandi esempi di televisione popolare che si siano visti in Italia". E' il commento del consigliere Rai Sandro Curzi.
Televisione. Santoro a Rockpolitik: "Rivoglio il mio microfono". Share record del 47%
Adriano Celentano e Luisa Ranieri
Roma, 21 ottobre 2005
Adriano Celentano "sbanca" la televisione: ieri sera 11.649mila telespettatori incollati davanti allo schermo per seguire la prima puntata del suo Rockpolitik, con uno share del 47,19%. Un vero record. Nella fascia di "prime time" lo share è stato del 40,04%. Nel 2005, in programmi di intrattenimento, solo il Festival di Sanremo ha fatto meglio di Celentano, quando la finale venne vista da 13.745mila spettatori con il 48,42% di share.
"Ti voglio dare un microfono": con il massimo dell'enfasi possibile Adriano Celentano ha accolto nello studio di 'Rockpolitik' un Michele Santoro visibilmente emozionato, alla sua prima apparizione in tv dopo le dimissioni da europarlamentare. Ma prima di ridare la parola a uno degli epurati Rai di maggior peso, Celentano aveva mandato in onda il cosiddetto 'editto di Sofia', le dichiarazioni di Berlusconi sull'uso "criminoso" della tv che portarono alla defenestrazione di Enzo Biagi e di Santoro.
Poi, a tutto schermo, la classifica di Freedom House sulla libertà di espressione, che colloca l'Italia al 77mo posto e lo qualifica come Paese "parzialmente libero". La chiacchierata tra Santoro e il cantante-showman è breve, ma politicamente denso: il conduttore reclama a gran voce "il mio microfono", cioè un programma di approfondimento come quello che conduceva fino al 2002 e conclude con un roboante "W la libertà".
Insieme all'appello alla libertà l'altro tema portante della puntata è stato un lungo monologo dedicato alla distruzione dell'ambiente e al sogno di poter abbattere le brutture.
Meocci: critica eccessiva a Del Noce
"Tutto secondo le previsioni ma c'è stata una critica eccessiva a Del Noce che non può diventare un bersaglio". E' quanto ha detto il direttore generale della Rai Alfredo Meocci al termine di 'Rockpolitik'. Per quanto riguarda l'intervento di Michele Santoro, il suo auspicio di tornare presto in televisione "è un ragionamento che va fatto in un'altra sede, a viale Mazzini". Dal punto di vista dello spettacolo, pur giudicandolo buono, Meocci l'ha trovato "a tratti un po' lento. Comunque Adriano è un grande istrione".
Del Noce: credo che tutti abbiano capito
"Credo che tutti abbiano capito perché Celentano rifiutasse qualsiasi forma di controllo editoriale", ha detto il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, "questo è un programma politico. Ho avuto ragione a comportarmi come ho fatto". Del Noce ha seguito il programma in tv in un albergo nelle vicinanze di Brugherio, dove si svolge Rockpolitik, dopo essere comunque andato a salutare Celentano per "fair play".
Landolfi: rock-ciofeca
"Una rock-ciofeca": la definizione, a caldo, è del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi. "Ho visto un Celentano lento e strumentalizzato: sono contento di aver deciso di non aumentare il canone della Rai".
Curzi: grande esempio di tv popolare
"Spero e credo che gli ascolti confermeranno la bontà della decisione della Rai-Tv di investire su Celentano e di dargli piena autonomia autorale. Ma era chiarissimo, mentre ancora andava in onda 'Rockpolitik', che siamo riusciti a dare al pubblico uno dei più grandi esempi di televisione popolare che si siano visti in Italia". E' il commento del consigliere Rai Sandro Curzi.